L’assunzione di farmaci che alterano i valori del tasso alcolemico non è idonea ad escludere la guida in stato di ebbrezza.
E’ questo l’orientamento del Supremo Collegio, contenuto nella recente sentenza n. 15562 del 3 aprile scorso.
Il caso in esame approdava alla Corte di Cassazione in seguito alla conferma in Appello della condanna per guida in stato di ebbrezza ai danni di un soggetto che aveva un tasso alcolemico superiore al limite consentito.
Contro la sentenza di condanna aveva proposto ricorso per Cassazione l’imputato facendo rilevare che nel suo caso non era stata assunta una prova decisiva consistente nella perizia destinata a sancire che i valori del tasso alcolemico erano stati innalzati dall’assunzione di farmaci regolarmente prescritti.
Nel rigettare il ricorso, non condividendo tale linea difensiva, la Suprema Corte ha precisato che la prova richiesta dalla difesa, come correttamente sancito nei primi due gradi di giudizio, non era indispensabile ai fini del decidere in quanto: “il ricorrente, che conosceva gli effetti dei farmaci che assumeva, mai avrebbe dovuto porsi alla guida di un’autovettura in quanto chi sa di assumere farmaci di tal genere deve astenersi dall’ingestione di alcool e specialmente deve evitare di mettersi alla guida”. (© Avv. Dario Avolio)